Impatto finanziario del covid sulle aziende: le imprese italiane meglio del resto d’Europa
Nello studio Alvarez & Marsal gli effetti delle politiche economiche del Governo e le sfide post covid
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Le politiche messe in atto dal Governo italiano durante il 2020 hanno permesso alle aziende italiane di superare meglio la crisi covid19 come si evince dalle statistiche sulle procedure fallimentari, rispetto a realtà omologhe di altri paesi europei. È questo quello che emerge da uno studio Alvarez & Marsal, società di consulenza globale, che analizza l’impatto finanziario del covid19 su un campione di imprese europee. L’indagine disponibile sul sito Alvarez & Marsal ha preso in considerazione l'ecosistema aziendale italiano, comparando la situazione finanziaria e le performance delle aziende di altri 12 paesi europei. Per l’Italia sono state censite 550 imprese non finanziarie con più di 100 milioni di ricavi.
Le aziende europee sono fallite di meno durante il covid
Mettendo in relazione le misure di contenimento alla pandemia che hanno determinato un improvviso e significativo impatto economico negativo a livello mondiale e l’andamento dei fallimenti aziendali, nel 2020 paradossalmente si assiste a livello globale a una diminuzione di questi ultimi del 12% rispetto al 2019. “La differenza fra i fallimenti attesi e quelli reali è definito gap fallimentare da Covid-19 - dice Alberto Franzone, Head of CRO Services and Country co-head Italy, di Alvarez&Marsal in Italia - e il caso italiano è decisamente emblematico”. Nel 2020 infatti in Italia a fronte di un calo del PIL dell’8,9% - hanno sofferto di più solo Regno Unito (- 9,9%) e Spagna (- 10,8%) - i fallimenti aziendali sono diminuiti del 31,6% - meglio dell’Italia in Europa solo Danimarca (-33,8%) e Francia (- 39,9%). “È evidente che la resilienza delle imprese italiane sia dovuta a una combinazione di interventi pubblici - come ad esempio la sospensione degli obblighi di ricapitalizzazione, l’improcedibilità dei fallimenti, le proroghe legate ai concordati, la moratoria straordinaria su finanziamenti - volti a evitare il fallimento di società "sane", cioè quelle società che si sono ritrovate in una situazione di emergenza esclusivamente a causa della pandemia, e della limitata operatività dei tribunali” spiega Franzone.
Gli effetti degli interventi governativi
Come è intuibile questi “fallimenti mancati” potrebbero concretizzarsi nel 2022 e anni seguenti. “E la tendenza che emerge dall’analisi del primo semestre del 2021 conferma questa ipotesi - dice il managing director di A&M - anche se è ancora prematuro giungere a conclusioni definitive”. Dopo il calo significativo registrato nel 2020, infatti, nei primi sei mesi del 2021 il numero di fallimenti si sta gradualmente riallineando al periodo pre-covid. “Tuttavia, i numeri sono ancora significativamente inferiori rispetto al 2019 - fa notare Franzone - il che può significare che la crisi generata dalla pandemia Covid non ha ancora manifestato appieno il suo impatto negativo sull’economia e sulle aziende, in larga parte anche per effetto degli interventi governativi a sostegno delle imprese”.
1 azienda italiana su 4 in difficoltà finanziaria
Un dato interessante, considerando che secondo lo studio Alvarez&Marsal il 24% delle aziende italiane analizzate nel campione si è ritrovato in uno stato di difficoltà nel 2020 - deterioramento della posizione finanziaria (ad esempio a causa dell'aumento dell'indebitamento o del deterioramento della liquidità) associato a calo nelle vendite e nella redditività - con un aumento di 7,6 p.p. rispetto al 2019. In sintesi un quarto delle imprese italiane ha sofferto di gravi difficoltà finanziarie nell’anno del covid. “Non sorprende che le performance delle aziende italiane, insieme a quelle francesi e spagnole, siano calate particolarmente se pensiamo all’importanza dei settori turistico e consumer in queste economie e alla relativa rigidità delle misure anti covid attuate” dice Franzone.
Italia meglio del resto d’Europa
Ma anche qui possiamo notare gli effetti positivi delle politiche attuate dal governo italiano. L’analisi, infatti, mostra che le grandi aziende in Italia sembrano aver superato la crisi pandemica relativamente meglio rispetto ad altri paesi analizzati. A titolo di esempio, il campione di imprese italiane di grandi dimensioni ha registrato una performance leggermente migliore rispetto al campione di imprese francesi, nonostante la diminuzione del PIL più marcata. Le imprese italiane in difficoltà, infatti, sono aumentate di 7,6 p.p. a fronte di una diminuzione del PIL di -8,9%, mentre le imprese francesi di 9,5 p.p. a fronte di un calo del PIL del -7,9%. Un ulteriore paragone può essere fatto confrontando il campione di imprese tedesche, che hanno registrato una performance migliore rispetto al campione di imprese italiane, con un aumento nelle imprese in difficoltà di 5,2 p.p., ma a fronte di un calo del PIL del -4,8%.
Raccomandazioni per il post-covid
Ma questo non toglie che il contesto post covid abbia un profilo di incertezza per le aziende italiane. Perdita dei posti di lavoro, maggiore necessità di capitale, aumento della pressione per trasformare i modelli di business, peggioramento/inasprimento dei flussi di cassa per costituire la dinamica del circolante, maggiore necessità di ristrutturazioni finanziarie e situazioni di dissesto più frequenti. “Questi sono solo alcuni degli elementi di incertezza che i decision maker devono tenere presenti per affrontare trasformazioni, turnaround e ristrutturazioni impegnative” prosegue il manager di A&M.
“Nella pratica finanziaria le raccomandazioni che valgono sono mirate a correggere le debolezze croniche del contesto italiano - dice Franzone - serve implementare o creare una vera cultura di ottimizzazione della gestione finanziaria, anticipando già ad oggi l’impatto della graduale revoca delle misure di sostegno, e dunque procedere a una diagnosi delle cause profonde delle debolezze strutturali del modello di business che potrebbero favorire una vera crisi”. E conclude: “ sperare che le cose migliorino non può essere l’unica strategia per evitare la prossima crisi”.
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